Wohnungsgemeinschaft: una convivenza a Berlino.
Aggiornamento: 4 apr 2022

La mia seconda casa, tutta berlinese.
Dal 2012 al 2015 ho vissuto a Berlino, in una grande casa affollata in una delle vie principali dell'eccentrica Neukölln, il quartiere turco, in una posizione strategica, circondata da quattro parchi.
Il complesso, un ex Fabbrica trasformata, negli anni '90, in una serie di appartamenti di enorme metratura, dalle grandi finestre e camere di almeno 9m2 ciascuna, tanto da trasformare uno stabilimento in 15 house sharing e un centro di riabilitazione, per un totale di 150 persone circa.
In questo complesso ho vissuto nella mia CASA berlinese, la mia amata SSL (Stadt sucht Leben, letteralmente, la città cerca la vita) un nome e decisamente una grande garanzia.
Una casa nella casa

Entrare in questa realtà non è stato affatto semplice, due colloqui, due cene per conoscersi meglio e 6 mesi di prova, prima di avere un contratto, nonché un'intento dichiarato e sopratutto riconosciuto.
L'appartamento è al 5° piano, a forma di cavallo, tranquillo, calmo, luminoso, con un atrio alberato, entrando dalla porta principale, si accede subito a un lungo corridoio che divide le camere e ti accompagnava in quel meraviglioso spazio di condivisione, il salotto ricco di piante, colori, "pezzetti" di ognuno degli abitanti.
Durante il giorno l'atmosfera era pacata, silenziosa, accogliente, nonostante il gran numero di abitanti spesso mi capitava di rimaner sola in salotto, a legger un libro o semplicemente a pensare, ma la sera si animava di persone e di racconti, c'era chi voleva cucinare o chi aspettava che qualcuno lo facesse ;) e io da brava cuoca italiana, mi offrivo sempre.
Ho sempre amato cucinare, nutrire gli altri, dimostrare il mio affetto attraverso il cibo, e forse per ricerca di accettazione forse per passione, ho cucinato tantissimo a Berlino.
Una convivenza facile?

Condividere casa con altre persone è una modalità conosciuta nelle grandi città di tutto il mondo, se sei appena arrivato in città, non conosci nessuno e hai pochi soldi per iniziare una nuova vita, questa è una delle soluzioni migliori, per farsi amici in poco tempo ed imparare la lingua del posto.
Ma possono 14 persone, con un salotto enorme ma con soli due bagni vivere insieme?
Possono, e anche in grande sintonia.
Ma come?
Principalmente comunicando, impegnandosi nell'ottemperanza delle regole dichiarate della casa, ma sopratutto di quelle non dichiarate, basate sul rispetto reciproco della convivenza.
Poche condizioni ma buone! e, sopratutto, ogni abitante dovrebbe sentirsi libero di decidere quali compiti svolgere in casa, come in SSL ognuno di noi sceglieva quale attività di manutenzione o pulizia della casa avrebbe svolto (come alcuna), scegliendo in completa autonomia anche il giorno.
Al dovere poi, aggiungiamo la volontà di condividere.
Due domeniche al mese si teneva la famosa "Planung" un incontro tra gli abitanti, nel quale si discutevano diversi punti e dove ognuno esprimeva il proprio punto di vista, la sua esigenza, arrivando poi ad una votazione finale, con tanto di verbale e segretario.
I topic di discussione erano i più disparati: dall'acquisto di materiale per la manutenzione della casa, alla cottura della carne (punto credo mia risolto :))
Partecipare a una comunità (anche se questo non è proprio il termine giusto) significa vivere un vero e proprio progetto, dove presone di età compresa tra i 25 e i 65 anni vogliono e desiderano, vivere assieme ad altre persone per vivere ogni giorno le dinamiche di un gruppo e non di un individuo.

Nonostante abbia vissuto in diverse città italiane e non, SSL è e rimarrà un'esperienza unica, dove ho compreso un nuovo modo di vivere e di abitare, fatto realmente di sostegno, collaborazione, ascolto, empatia, e ho compreso quanto la comunicazione sopratutto quella aperta fatta di "come" e non di "perché" sia fondamentale.
Quando ho iniziato questo nuovo percorso lavorativo, ho deciso di condividere prima di tutto esperienze di vita, le mille case cambiate e ricambiate, gli incontri, le modalità, gli stimoli, per creare confronto e sostegno.
Quando si parla casa si parla di vita, esperienza che rende la mia professione unica, come uniche sono le mie esperienze di vita, di case vissute, di momenti gioiosi dove lo spazio ha decisamente fatto la differenza.