La casa, sede della nostra memoria.
Aggiornamento: 4 apr 2022

«La casa è anche uno spazio narrativo: oltre a contenere tante storie, a esserne teatro, per parafrasare Erving Goffman (1961), é anche oggetto di tanti racconti che intercettano le dimensioni più biografiche dei suoi abitanti» (Filighera, Micalizzi)
La casa è metafora del nostro mondo interiore, collezione di oggetti, complementi, tessuti, in un'unica parola: STORIA, spazio di intimità profonda, diventa sintesi del nostro essere nel passato, nel presente e nel futuro.
Sarà capitato a ognuno di noi o a nostri conoscenti di aver ereditato una casa di famiglia o di averne acquistata una con il mobilio e la vita dell'abitante precedente, con immagini di persone, il più delle volte famigliari che hanno vissuto quella dimora prima di noi, o che hanno fatto parte della nostra vita.
In quelle immagini sono impressi momenti gioiosi, quelle stoffe riecheggiano odori antichi, di nonne e madri, quel merletto racconta la cura e la precisione del lavoro sapientemente svolto.
Un'immagine che racchiude una scoperta

E poi ci sono lettere, foglietti, liste, parole che sembrano esser lasciate in sospeso attendendo il lettore o fruitore di quell'oggetto prezioso. Fotografie, nastri, fiori essiccati che ritroviamo in un piccolo cassetto, in mezzo a un libro o in un baule in soffitta, parlano di quotidianità di familiari di cui magari conosciamo ben poco, ma che entrano a far parte della nostra vita.
Scrutiamo gli oggetti e con delicatezza osserviamo un mondo vissuto anni fa, leggiamo lettere scritte con un linguaggio antico, pieno di rispetto e tradizione, che raccontano momenti di vita quotidiani e dove l'emozione, anche la più semplice, viene raccontata con estrema dignità e rispetto.
E poi ci sono i nostri di ricordi, le nostre immagini, i nostri sguardi di complicità, timore, imbarazzo o serenità, tutti parte della nostra persona.
Quando li troviamo, tra i meandri della nostra casa, un'emozione pervade il nostro corpo, il sorriso di quell'istante ci dona tenerezza, non ricordiamo esattamente dove fossimo o che cosa stessimo facendo ma SENTIAMO un calore: l'emozione di quell'istante.
Quel momento, seppur così lontano è parte di noi, del nostro essere che, consciamente o inconsciamente ci accompagna nel nostro presente, divenendo base del nostro futuro.
E allora mi chiedo: "Come possiamo vivere quell'emozione ogni giorno?".
"Come trasformare quell'immagine in un oggetto contemporaneo che rappresenti la persona che siamo ora?".
[ Memory is what we are ]

Ho trovato i lavori di Sabrina Ramacci e Archivio RAMI (Rescued Archive Memories Initiative) tramite una cara amica, quando ho trovato il suo profilo su Instagram, ho sentito subito una similitudine forte con il mio progetto, quello di una vita, quello dell'abitare.
RAMI è un archivio multi disciplinare, sulla memoria e su come vi incida il passare del tempo, un archivio che vuole riflettere e restituirci il senso del qui e ora, così prezioso e fuggevole, esplora il modo in cui vediamo il passato attraverso le nostre memorie private.
Lettere, diari, liste della spesa, riviste, cartoline, fotografie e altri materiali vengono trasformati in fanzine e opere che offrono scorci sul passato e su momenti di intimità rielaborati attraverso il concetto di hauntology.
La nostalgia del passato e i fantasmi del futuro: è questo il sentimento che anima il mio progetto artistico, la scintilla che lo innesca.
L’hauntology (la nostalgia per il futuro perduto) è un sentimento ma è soprattutto un concetto filosofico del francese Jacques Derrida, in seguito ampliato da Mark Fisher e Simon Reynolds.
Dare una seconda vita alle immagini

Sabrina ci racconta:
"Il mio lavoro creativo è solo un tramite e le memorie sono un cantiere aperto, di volta in volta protagoniste di nuove storie. I collage di RAMI – che realizzo utilizzando diversi supporti e tecniche – trasformano la memoria di vite passate, la ricreano e la preservano per il futuro, un futuro diverso da quello che le persone che scrivono, fotografano o vengono ritratte hanno vissuto, un futuro che viene modificato dall’interpretazione che ognuno di noi è libero di dare ai miei lavori".
Continua: "Il passato ha un duplice valore in quanto strumento di ricerca, ci aiuta a confrontarci con la nostra memoria collettiva e ci permette di scoprire parti di noi stessi. Tutte le opere sono pezzi unici che elaboro utilizzando i miei materiali d’archivio. Ogni serie racconta storie diverse, da tempo le realizzo anche su commissione. Insomma, tutto questo mio da fare é la sintesi del progetto RAMI che spero apprezzerete".
RAMI si occupa anche di trascrivere diari di famiglia creando mini-libri cartacei e organizza talk, laboratori e workshop sul ruolo della memoria individuale nei processi artistici, sulla comunicazione analogica e sulla scrittura a mano.
Life board, recuperare un'emozione

Il percorso di crescita personale è una strada che ognuno di noi percorre incontrando esperienze, persone e avvenimenti che ci sostengono.
Parole, immagini ispirazionali o scatti di momenti positivi e gioiosi del nostro passato, possono creare una nuova visione, un nuovo approccio, un cambiamento.
LIFE BOARD è uno strumento unico per (ri)trovare e associare oggetti, parole chiave, immagini, elementi naturali, matericità che rappresentano percezioni, momenti, ricordi ed istanti della nostra vita.
"Life Board: sintesi della nostra individualità. Scrivi la tua nuova Storia.”
Da ottobre il sabato mattina laboratori di Fototerapia e Collage per trasformare assieme ricordi di tenera età per gli adulti che siamo.
Lunedì 6 settembre ricomincia #homesweethome e proprio con una conversazione con Sabrina, ideatrice del progetto RAMI.
Ci vediamo alle ore 21 sul mio profilo Instagram:
https://www.instagram.com/g.d_counselor/
Intanto scoprire archivio RAMI qui